IL CORAGGIO DI CAMBIARE
Quando lo stress fa ammalare gravemente occorre darsi il coraggio di cambiare: occorre mobilitare tutte le proprie risorse per allontanarsi dai fattori stressanti.
Questa è la lezione appresa in anni di assistenza alle persone in disagio lavorativo che si sono rivolte ai nostri sportelli.
Nel convegno “Affrontare il disagio lavorativo” che si è tenuto a Firenze l’11 marzo 2023, abbiamo raccontato una storia a suo modo esemplare, una tra le tante.
E’ la storia di un’impiegata nel settore turistico che, quando è arrivata da noi, era già malata in modo serio nel fisico, oltre che nella psiche: presentava vari sintomi psicosomatici, era molto dimagrita e le cadevano i capelli, ma non riusciva a capacitarsi di come tutto ciò fosse possibile. E tuttavia sentiva che la causa di tutto era da cercare nel suo ambiente di lavoro.
Cosa era successo? Quale era il problema?
Abbiamo analizzato la sua storia professionale ma anche la sua vita personale per escludere eventuali fattori di disagio nella sfera privata.
Dopo alcuni colloqui, la situazione è diventata molto chiara: da tempo subiva azioni mobbizzanti da parte di un collega di livello superiore, un raccomandato vicino ai titolari.
Abbiamo quindi analizzato ancora più a fondo la sua storia professionale e il suo vissuto lavorativo: era molto intelligente, la più brava e competente in quell’ambiente di lavoro, era efficiente e irreprensibile, sapeva fare il suo lavoro molto bene.
Era proprio questo il suo problema: essere troppo brava in un ambiente in cui non serviva esserlo.
In quell’azienda non serviva impegnarsi e mettere a disposizione tutte le proprie competenze.
Anzi: dimostrare le proprie capacità suscitava invidia e provocava reazioni negative, tutte mirate a screditarla e a umiliarla continuamente, per isolarla e farla sentire “inutile”.
Cosa abbiamo fatto? E con quali risultati?
Abbiamo realizzato un percorso di sostegno psicologico di circa 10 incontri che l’ha molto rafforzata nella consapevolezza delle proprie capacità e risorse. Ha quindi preso coscienza che tali risorse erano di fatto sprecate in quell’ambiente e, da questa base, ha cominciato a ricostruire l’autostima che era stata praticamente distrutta.
Ad un certo punto è scattato qualcosa. Ha capito che non poteva andare avanti così e, forte della nuova fiducia in se stessa e nelle proprie potenzialità, ha cominciato a muoversi per cercare un’altra collocazione.
Molto spesso dopo un percorso di sostegno psicologico aiutiamo le persone anche nella ricerca di un nuovo lavoro, con incontri di orientamento, bilancio delle competenze, revisione del curriculum e della strategia di ricerca e presentazione.
In questo caso, non abbiamo fatto niente di tutto questo.
Ha fatto tutto lei, in totale autonomia.
Noi l’abbiamo solo aiutata a:
- prendere atto della situazione patologica
- mobilitare le sue risorse personali e professionali
- tirare fuori la grinta necessaria per cercare nuove opportunità
- prendere il coraggio di cambiare per andare incontro a un ambiente di lavoro completamente diverso dal precedente.
Si è proposta a tantissime aziende, ha inviato tantissimi cv e alla fine è riuscita nell’intento: è venuta via da quell’ambiente malsano ed è approdata in un’azienda dove si trova molto bene. Ora sta bene anche di salute. Ha riguadagnato la sua esistenza e la fiducia nel futuro.
Questo è solo un esempio per dire cosa si può fare per queste persone, purché arrivino a farsi aiutare prima che sia troppo tardi. Perché nel suo caso, come in tanti altri, il rischio è l’autodistruzione.
Non riconoscere il merito = stress cronico
Nella nostra esperienza, come nella ormai vasta letteratura sul mobbing, c’è un tratto che accomuna tutti questi casi: sono persone più brave della media, competenti e valide nel proprio lavoro, fanno di più e meglio degli altri, a qualunque livello di qualifica si trovino.
Per queste persone è molto faticoso accettare di non essere riconosciute per i propri meriti. E il riconoscimento atteso non è tanto di tipo economico quanto in termini di stima, considerazione e rispetto.
Chi valuta il merito di collaboratrici e collaboratori non ha, in genere, alcun merito e fa le valutazioni in base ai vantaggi che queste persone portano alla propria posizione, non ai benefici che possono portare all’azienda.
Per queste persone tutto questo è inaccettabile; lo vivono come una profonda ingiustizia, una ferita insanabile che si approfondisce sempre più, quanto più si resta nello stesso ambiente lavorativo.
Ciò genera stress cronico e patologie da cui spesso non si guarisce, fino a rischiare la vita stessa.
Normative necessarie e, al momento, non sufficienti
L’esperienza di 15 anni nel Centro Lavoro Sereno dimostra che, in mancanza di una legge specifica, l’unica soluzione possibile per tutelare la salute mentale e fisica e per conservare le proprie capacità lavorative è, nella stragrande maggioranza dei casi, dimettersi e cercare un nuovo lavoro. Ma non tutti possono farlo e non tutti hanno la forza di cambiare: devono esserci una serie di condizioni di base, sia professionali che personali.
Per questo sono importanti le normative per la tutela della salute sul lavoro. Come ha ben chiarito l’Avv, Maurizio Milana nel suo intervento al medesimo convegno, la legislazione è tutt’ora carente o inattuata per molti aspetti.
L’art. 2087 del Codice Civile riconosce l’obbligo per il datore di lavoro di tutelare l’integrità psico-fisica dei lavoratori e il D.Lgs n. 81/2008 (Testo Unico Salute e Sicurezza), con gli artt. 28 e 29, obbliga le aziende e gli enti pubblici a valutare il rischio stress correlato al lavoro e ad attuare azioni preventive e correttive dei fattori stressogeni.
Tuttavia quest’obbligo non viene sempre rispettato e, soprattutto, viene disattesa tutta la parte normativa per la prevenzione dei fattori di stress, prima che esso diventi eccessivo e gravido delle peggiori conseguenze.
Per questo, nel corso degli anni, sono state presentate varie proposte di legge. L’ultima in ordine di tempo, “Disposizioni in materia di eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro”, è stata presentata nella scorsa legislatura dalla Senatrice Donatella Conzatti. Confidiamo che tale proposta venga presentata di nuovo, e approvata, in questa legislatura. Sarebbe un bel passo avanti.
Il video integrale del Convegno è visibile qui.